villaArconatilaVersaillesitaliana

Villa Arconati la Versailles italiana

conosciuta popolarmente come il Castellazzo

Tra le più belle e maestose Ville di Milano, Villa Arconati  la piccola Versailles italiana, è un patrimonio di grande valore storico, culturale e architettonico; sorge nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate.

villaArconatiVersaillesitaliana

Precedentemente appartenuta al Marchese Guido Cusani, la villa passa nel Seicento a Galeazzo Arconati, cugino del cardinale Federico Borromeo. Gli Arconati, proprietari storici della villa, investirono molto sul Castellazzo, che divenne una delle più prestigiose e rinomate “ville di delizie” del milanese.

Costruita nel ‘600 attorno ad un nucleo precedente, trova nel ‘700 la configurazione planimetrica ed architettonica che è giunta quasi inalterata sino a noi e che consta di tre elementi fondamentali: Giardino, Villa e Borgo.

Considerata una versione italiana della Versailles di Luigi XIV, la Regia Villa oggi si presenta nella struttura così come era stata completata dalla famiglia Arconati col finire del XVIII secolo, espressione della cura e dell’eleganza del barocchetto lombardo.

villaarconati_statuadiTiberio

Il palazzo ospita settanta sale. Al piano terra, si incontrano il Salone del Museo, dove è ancora collocata la statua romana di Tiberio: una scultura originale in marmo del primo secolo dopo Cristo alta quasi tre metri, inizialmente  interpretata come l’effige di Pompeo Magno ai cui piedi, secondo una leggenda, morì pugnalato Giulio Cesare.  Fu ad inizio Ottocento che  il critico Giuseppe Bossi per primo avanzò dei dubbi circa il fatto che la scultura ritraesse Pompeo, indicando invece come più probabile che si trattasse proprio dell’imperatore Tiberio.

Fin dal Seicento questo è stato il luogo dedicato all’esposizione delle sculture d’arte classica. Della collezione oggi rimangono visibili alle pareti dei medaglioni ovali che ritraggono scene della Colonna Traiana.

Proseguendo con la visita del primo piano, si trova il gabinetto per il monumento di Gaston de Foix, allestito appositamente per conservare alcuni tra i più importanti frammenti di questo monumento funebre, scolpito da Agostino Busti detto il Bambaja (oggi esposto nella collezioni dei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano che li acquistò negli anni Novanta – se volete vederlo questo lo trovate qui: milanosuitacchi_monumento di Gaston de Foix ).

Segue una splendida Biblioteca Arconati che conserva  ancora oggi un patrimonio antico di circa 2000 volumi dei 3000 originali, frutto del collezionismo delle famiglie proprietarie nel corsi di tre secoli.

Sempre al primo piano c’è la Sala Rossa, costruita nel 1877 per la contessa Luisa Brusca  e suo marito Pietro Sormani, utilizzata originariamente come sala da gioco.

Si prosegue visitando le suggestive Scuderie, impostate sulla base della “scuderia ideale” Leonardesca, un tempo proprietà di Galeazzo Arconati, oggi conservato alla Bibliothequè Nationale de France.  La passione degli Arconati per le sculture classiche la ritoviamo anche qui, dove la fontana del Dio Nettuno fa da abbeveratoio per i cavalli. Appena fuori delle scuderie, troviamo antichi depositi dove fanno bella mostra una collezione di carrozze, costruite tra la metà e la fine dell’Ottocento.

scuderieVillaArconatidiBollate

Salendo lo Scalone d’onore splendidamente dipinto, si accede al piano Nobile: qui troviamo la Biblioteca Brusca con romanzi in lingua francese e 2 bellissime edizioni illustrate dell Divina Commedia di Dante Alighieri.

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Di grande impatto anche l’antica Biblioteca di Galeazzo Arconati,  dove probabilmente erano conservati i fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci donati nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana. Galeazzo Arconati fu il primo a comprendere la grandiosa unicità di questo codice, acquistandolo dagli eredi di Pompeo Leoni.

Si prosegue l’eplorazione entrando nella sala di Fetonte, la stanza più celebre e rappresentativa di Villa Arconati,  qui si vede  l’imponente trompe l’oeil con le scene dipinte dai fratelli Galliari, conosciuti come i maggiori scenografi del Teatro Ducale di Milano (teatro alla Scala) e di altre ville lombarde, e chiamati al Castellazzo dal 1750 da Giuseppe Antonio Arconati. Ai due lati opposti della sala dipinsero con un’incredibile minuzia di dettagli i due momenti principali del mito, ovvero la salita di Fetonte sul carro del Sole e la scena finale della caduta.

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Si incontano poi diversi appartamenti composti da una o più stanze da giorno (salotti e/o studio) e camere da letto. Gli ampi spazi che compongomno questi appartameti garantivano un piacevole soggiorno anche nelle stagioni autunnali in quanto riscaldate dai camini presenti.

villa araconati la piccola versailles italiana

La visita continua tra la sala della quadreria di famiglia, la cappella privata, l’Alcova, con i suoi bellissimi dipinti sulle volte, camera da letto dedicata agli incontri amorosi. La figura che si libra nel cielo è Hypnos, la personificazione del sonno.

Ancora la sala della Poesia un salottino usato dalle dame per la lettura, il ricamo, il canto e la musica.

E poi lei la sala da ballo, la sala più grande di tutto il palazzo, quasi 200mq.

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Villa Arconati la piccola Versailles italiana  e il suo giardino monumentale

Villa Arconati è famosa per il suo monumentale giardino, costruito seguendo gli studi del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, uno spazio ideale per rivivere le atmosfere passate con ombrosi viali alberati, specchi d’acqua rinfrescanti e sculture, unico in Lombardia di tale importanza.

L’acqua usata per sostenere la vegetazione del parco era la vera protagonista del piacere dei Nobili. Numerosi erano i giochi d’acqua che allietavano le passeggiate e complesso il meccanismo che le regolava.

Tra i suoi tesori il magnifico Teatro di Diana con i giochi d’acqua restaurati, costruito intorno al 1624 è uno dei più antichi di villa Arconati.
Alta quasi cinque metri, la raffigurazione di Diana è posta in una nicchia centrale, la dea è raffigurata come cacciatrice, mentre stringe l’arco nella mano sinistra ed è dotata di un’ampia faretra sulla schiena. Due cani stazionano sul piedistallo accanto a lei, mentre altri due cani sono rappresentati ai fianchi del basamento, dove in due nicchie minori sono ospitate le raffigurazioni di ninfe.

Poco più avanti si vede la fontana principale, che presenta una base sostenuta da quattro figure femminili mostruose, forse Erinni, che reggono sulle loro spalle alate una vasca ovale contente due figure di mostri marini con testa leonina, ali e corpi da tritone intrecciati per la coda.

 teatrodiDiana_villaArconati

In questo splendido giardino con tanto di limonaia, ovvero antica serra in cui venivano tenute le piante di agrumi nei mesi invernali, si può vedere anche una ghiacciaia, profonda 9 metri: veniva riempita di neve e di ghiaccio, utili per lo stoccaggio e la conservazione dei cibi. In estate il ghiaccio era utilizzato per realizzare granite e sorbetti al limone così da deliziare gli ospiti.

Proseguendo troviamo il Teatro di Andromeda, con la sua pavimentazione a mosaico che nascondeva tanti piccoli zampilli. La statua in marmo rappresenta Opi, la madre terra, dai suoi  seni nelle serate di festa sgorgava vino che andava a riempire i calici degli ospiti.

E ancora: il Teatro Grande ( o delle 4 stagioni) con 4 statue raffiguranti appunto le quattro stagioni, il Teatro di Ercole con la statua scolpita nell’atto di strangolare il leone Nemeo, il labirinto che era uno degli elementi tipici dei giardini all’italiana e  il parterre delle ballerine alla francese decorato con un motivo settecentesco.

Un sistema di piccole cascate si trova vicino alla Scalinata dei Draghi, che prende il suo nome dalle figure in pietra che accompagnano il passaggio dei visitatori dal Teatro Grande, detto anche “delle Quattro Stagioni.

giardino Villa Arconati

Nel Novecento furono tre generazioni di donne a difendere la propria villa durante le due guerre mondiali e a prendersene cura con i mezzi sempre più ridotti.

Nel 1989 purtroppo tutti gli arredi vengono venduti all’asta, lascinado completamente vuoto l’enorme edificio.

Nel 1994 quando morì donna Beatrice Crivelli, il Castellazzo andò incontro a un lungo periodo di decadenza, solo da pochi anni la villa è tornata visitabile e lavori di restauro  stanno ripristinando un po’ per volta la sua originaria bellezza.

Villa Arconati è attualmente visitabile a pagamento.

E si conclude qui la visita a Villa Arconati la nostra piccola  Versailles italiana, vi do appuntamento alla prossima destinazione, nel frattempo seguite milanosuitacchi anche su Instagram! Ciao