museo di storia naturale di Milano

Museo di Storia Naturale di Milano

Il Museo di Storia Naturale di Milano oltre ad essere  il più antico museo civico milanese è un tesoro di conoscenza e meraviglia che abbraccia centinaia di milioni di anni di storia evolutiva. Scopriamo insieme questo straordinario scrigno di biodiversità e scoperte scientifiche, dove ogni passo ci avvicina a un’intima comprensione del nostro mondo e del suo straordinario passato.

Dalla sua fondazione nel lontano 1838, il Museo di Storia Naturale di Milano ha catturato l’immaginazione e l’interesse di generazioni di studiosi e appassionati.

fondazione del museo di storia naturale di Milanol

Nasce con la generosa donazione delle collezioni  del nobile milanese  Giuseppe De Cristoforis e  del botanico Giorgio Jan,  è la prima architettura museale italiana, costruito tra il 1892 e il 1907 su progetto dell’architetto Giovanni Ceruti e ispirato ai grandi musei naturalistici europei della seconda metà dell’Ottocento.

Le collezioni  comprendono campioni di mineralogia, paleontologia, zoologia, botanica, oltre a strumenti e libri. Si tratta del primo nucleo del nascente Museo di Storia Naturale di Milano. L’istituzione è fortemente sostenuta dalla cultura milanese, che all’inizio dell’Ottocento manifesta un deciso interesse verso la scienza e le sue applicazioni tecniche. Il primo direttore è lo stesso Jan.

L’apertura al pubblico avviene nel settembre 1844 nell’ex Convento di Santa Marta, in prossimità dell’attuale via Circo, in occasione del VI Congresso degli Scienziati Italiani, che quell’anno svolgeva i lavori a Milano. Fin dal regolamento del 1845, l’attività dell’Istituto prevedeva corsi pubblici, relativi alle diverse discipline naturalistiche, tenute dal personale scientifico. La vocazione didattica viene rafforzata nel 1875 con la partecipazione del Museo al Consorzio degli Istituti di Istruzione Superiore, che prelude ai corsi universitari che verranno istituiti nei primi decenni del secolo successivo.

Di notevole pregio sono gli incrementi di questo primo periodo dovuti alle ricerche sul campo fatte da Jan in ambito botanico ed erpetologico, ai lasciti di singoli collezionisti, oltre che all’acquisizione del Museo Reale di Storia Naturale avvenuta nel 1847 – meglio conosciuto come Gabinetto di Minerali e Fossili di Santa Teresa – e alla donazione dell’intera raccolta ornitologica di Ercole Turati del 1884.

Lo sviluppo e la sostanziale crescita delle collezioni impongono due traslochi nell’arco di poco più di cinquant’anni: il primo, avvenuto nel 1863, vede il trasferimento del Museo a Palazzo Dugnani, nell’attuale via Manin; il secondo e definitivo spostamento avviene tra la fine del secolo e i primi anni del Novecento. Intensa è anche l’attività di ricerca: i già citati interessi erpetologici di Giorgio Jan, i lavori zoologici e  palentologi di Emilio Cornalia, le attività di scavo e gli studi del geologo Antonio Stoppani.

Tra il 1895 e il 1896 il Museo diviene cointestatario delle riviste della Società Italiana di Scienze Naturali, istituzione da sempre ospitata presso il Museo, dotandosi così di testate periodiche che permettono la pubblicazione e la diffusione dei risultati delle ricerche svolte all’interno dell’Istituto.

Nel periodo di transizione che comprende, con il passaggio di secolo, anche il trasloco dalla vecchia sede di palazzo Dugnani alla nuova, la direzione viene assegnata a Tito Vignoli, filosofo positivista di chiara fama evoluzionista.

In occasione della Esposizione Internazionale (1906) viene costruito l’Acquario nei pressi del Parco Sempione e donato al Comune di Milano che lo affida alla direzione del Museo di Storia Naturale. Nel 1908 viene inaugurata la Stazione di Biologia e Idrobiologia Applicata, centro di studio e di divulgazione della piscicoltura e della ittiopatologia. Dal 1969 al 2010 l’Acquario Civico opera come istituzione autonoma.

La prima metà del Novecento, sotto le direzioni del mineralogista Ettore Artini e dello zoologo Bruno Parisi, è ricca di importanti acquisizioni, come le collezioni del Museo Mineralogico Borromeo (1913), la raccolta entomologica di Mario Bezzi (1928) e quella di coleotteri mediterranei del Museo Entomologico di Duino “Pietro Rossi”, con la quale si inaugura nel 1938 la nuova sezione di entomologia sotto la guida di Arturo Schatzmayr, già curatore della collezione a Duino. Altri incrementi sono dovuti alle campagne di raccolta nelle colonie africane svolte dallo zoologo Giuseppe Scortecci e da Edgardo Moltoni, successore di Giacinto Martorelli alla direzione della raccolta ornitologica Turati.

Intanto nel 1924 il Museo ospita le lezioni del primo anno accademico della Facoltà di Scienze, offrendo locali per le lezioni, laboratori e collezioni per le esercitazioni, la biblioteca per lo studio.

Nel 1943 un bombardamento angloamericano provoca l’incendio dell’edificio, che distrugge molte fra le collezioni più importanti, come quelle botaniche ed erpetologiche di Giorgio Jan e numerose raccolte paleontologiche.

La devastazione impone la chiusura del Museo per diversi anni. La fase di ricostruzione è lenta e difficile: nel 1952 vengono riaperte al pubblico le prime sale con allestimenti provvisori. La ripresa dell’attività è in buona parte consentita dalle risorse finanziarie e patrimoniali del lascito di Vittorio Ronchetti, primario all’Ospedale Maggiore di Milano.

Dalla metà degli anni Cinquanta le raccolte tornano ad arricchirsi grazie a nuove campagne di ricerca e a consistenti acquisizioni. Durante la direzione di Cesare Conci il Museo si amplia con l’istituzione di una sezione di Paletnologia nel 1966, curata dal conservatore onorario Ottavio Cornaggia Castiglioni, e di una sezione di Botanica assegnata a Enrico Banfi nel 1976.

A partire dagli anni Settanta inizia il profondo rinnovamento delle esposizioni, che vengono aggiornate secondo criteri orientati all’illustrazione dell’ecologia, dell’etologia e dell’evoluzione. I progetti delle nuove esposizioni sono supportati da studi in campo museologico e da una intensa attività di ricerca scientifica sul terreno, che proseguiranno nei decenni successivi, con un forte carattere di continuità, durante le direzioni del paleontologo Giovanni Pinna, dello zoologo Luigi Cagnolaro e del botanico Enrico Banfi.

Oggi, il Museo di Storia Naturale di Milano si presenta come un faro di innovazione e scoperta, con esposizioni moderne e interattive che guidano i visitatori attraverso i meandri della storia evolutiva. Dalla Paleontologia alla Zoologia, dalla Mineralogia all’Entomologia, ogni sala è un portale verso mondi antichi e meravigliosi che attendono solo di essere esplorati.

Iniziamo a scoprire le sale!

Minerali
la prima sala che vediamo ospita l’esposizione di minerali. La collezione mineralogica è una delle più antiche del museo iniziata proprio con la sua fondazione, che oggi rappresenta un patrimonio fra i più importanti in Europa.

Più di 600 esemplari esposti tra cristalli, gemme e meteoriti costruiscono un percorso tra i più moderni in ambito museale, che racconta i minerali spaziando dall’astrofisica alla chimica-fisica, dalla scienza dei materiali alla valorizzazione delle georisorse, dalle dinamiche ambientali alla storia dell’uomo, alla gemmologia fino all’archeologia mineraria.

cristallo di zolfompiù grande almondo al museo di storia naturale di Milano

Nelle vetrine della grande sala si possono ammirare il celebre cristallo di zolfo proveniente dalla miniera di Perticara (Pesaro-Urbino, Marche), ritenuto il più grande cristallo di zolfo del mondo, gli straordinari campioni di oro nativo in matrice di quarzo della Valle d’Aosta, gli enormi cristalli di fluorite della miniera di Zogno (Bergamo), il perfetto cristallo di topazio brasiliano di oltre 40 chili di peso, la gemma grezza di “morganite” brasiliana di oltre 40.000 carati, i cristalli di ametista degli storici ritrovamenti di Traversella (Torino), le druse di cristalli di demantoide della Val Malenco e molti altri ancora.

Il gioco di luci led fredde e calde dell’ allestimento, insieme alla possibilità di retro-illuminare molti dei cristalli, permettono di valorizzare i colori, le trasparenze e le geometrie dei campioni esposti, che tuttavia rappresentano solo una parte delle migliaia di esemplari di cui si compone la collezione del Museo, che conta circa 40.000 pezzi.

***Da non perdere: la vetrina che permette di osservare come i minerali fluorescenti, se illuminati con luce ultravioletta, mostrano particolari colorazioni.

Paleontologia
Questa sala introduce alla Paleontologia, la scienza dei fossili. Organismi animali e vegetali vissuti in epoche precedenti all’attuale, i fossili narrano la storia della vita sulla Terra.

Come avviene la conservazione delle spoglie organiche? In quali ambienti e in quali climi vivevano gli organismi arrivati a noi come fossili? Come si sono evoluti gli esseri viventi attraverso le ere geologiche?
Per rispondere a queste e altre domande i temi trattati spaziano dalla paleontologia stratigrafica (nelle rocce i fossili cambiano da uno strato all’altro) alla paleogeografia (la disposizione dei mari e delle terre emerse è cambiata più volte nel tempo), dai processi di fossilizzazione alla paleoecologia (gli antichi ambienti).

***Da non perdere: gli scheletri in calco di elefanti nani (altezza massima 1,2 m) provenienti dalla Sicilia; la grande ricostruzione di Pteranodonte, un rettile volante con un’apertura alare di oltre 6 m, e infine il calco dello scheletro e la ricostruzione del Besanosauro, un enorme rettile marino (ittiosauro) lungo circa 6 m, trovato dai ricercatori del Museo di Storia Naturale nel giacimento di Besano – Monte San Giorgio, in provincia di Varese.

Nella sala 5 campeggia il grande diorama dedicato al giacimento di Besano – Monte San Giorgio, un’istantanea di 240 milioni di anni fa con alcuni dei suoi più celebri protagonisti: sono qui ricostruiti il Tanistrofeo, dal collo lunghissimo e l’Askeptosauro, del quale è esposto uno scheletro fossile completo.

La seconda parte della sala ospita esemplari fossili provenienti da tutto il mondo che illustrano la paleobotanica (piante fossili) e la biodiversità degli organismi marini attraverso la loro storia evolutiva. Nella sezione “Un tuffo nel Passato”, l’età geologica e l’ambiente di vita accomunano di volta in volta i protagonisti di questa storia che racconta l’avvicendarsi nel tempo di comparse ed estinzioni, di cambiamenti geologici, geografici e climatici.

Il percorso illustra l’origine dei vertebrati, dall’evoluzione dei pesci al passaggio alla terraferma degli anfibi, alla conquista degli ambienti aereo, acquatico e terrestre da parte dei rettili.
La Sala 6 ospita uno degli esemplari più spettacolari, il grande Pliosauro. Rari e preziosi sono anche i varani acquatici del Libano, un Placodonte e un Lariosauro provenienti dalle Prealpi lombarde, nonché un fossile originale di Celacanto, un pesce con pinne carnose che con gli anfibi condivide un antenato comune. Particolare attenzione viene data alle “forme di transizione”, come i rettili-mammifero, dai quali si sono originati i mammiferi.

La Sala 7 è interamente dedicata ai dinosauri e alla loro origine, evoluzione e biologia. Fra gli esemplari di maggior richiamo: il muso originale del più grande Spinosauro conosciuto, una ricostruzione di Triceratopo, realizzata negli anni settanta e divenuta un simbolo del Museo, e un diorama che riproduce la scoperta e lo scavo di un dinosauro a becco d’anatra.

scheletri di dinosauro al museo si storia naturale di Milano

I “pezzi forti” dell’esposizione sono gli scheletri dei dinosauri montati in posizione di vita che mostrano alcune delle specie più famose, tra cui l’Allosauro, lo Stegosauro, il Dromeosauro, il Plateosauro e il Tyrannosaurus rex, uno dei più grandi dinosauri carnivori mai apparsi sulla terra. L’esemplare esposto è il calco del famoso “Stan”, rinvenuto in South Dakota (Stati Uniti) alla fine degli anni ottanta del secolo scorso e venduto all’asta nel 2020 per una cifra da capogiro! In questa sala è anche esposto il calco di “Ciro” (Scipionyx samniticus), primo dinosauro italiano e unico al mondo fossilizzato con gli organi interni, e del Saltriovenator, primo dinosauro lombardo.

ciro il primo dinosauro italiano

La Sala 8 ospita l’esposizione “Collezionare il tempo. Due secoli di raccolte paleontologiche al Museo di Storia Naturale di Milano”, una suggestiva rassegna degli esemplari più spettacolari della Sezione di Paleontologia del Museo, vere e proprie opere d’arte che la natura ha scolpito milioni di anni fa nella roccia! Nelle vetrine sono esposti 45 esemplari, selezionati tra i 160.000 che costituiscono il patrimonio paleontologico del Museo.

Invertebrati
Gli animali privi di una colonna vertebrale sono detti invertebrati: sono organismi molto diversi tra loro che spaziano da spugne, coralli e molluschi a granchi, ragni e scorpioni.

Le vetrine della Sala 10 espongono campioni e modelli fornendo informazioni sistematiche, anatomiche, biologiche ed ecologiche sui principali gruppi di questi animali.
Le prime teche sono dedicate a poriferi (spugne), celenterati (coralli e meduse) e agli organismi vermiformi.
Seguono numerose vetrine che descrivono dettagliatamente il mondo dei molluschi utilizzando soprattutto le loro conchiglie. Si passa poi agli artropodi con alcune teche per aracnidi (ragni e scorpioni), miriapodi (centopiedi e millepiedi) e crostacei (gamberi e granchi).

 la conchiglia della tridacna gigante, tra le 10 più grandi al mondo note, e una coppia di esemplari (maschio e femmina) di granchio gigante del Giappone, risalenti alla seconda metà dell’Ottocento

***Da non perdere: al centro della sala due grandi vetrine ospitano la conchiglia della tridacna gigante, tra le 10 più grandi al mondo note, e una coppia di esemplari (maschio e femmina) di granchio gigante del Giappone, risalenti alla seconda metà dell’Ottocento e sopravvissuti al bombardamento del 1943.

La sala 11 illustra molteplici aspetti della biologia, dell’ecologia e della sistematica degli insetti, oltre alla storia della disciplina che li studia: l’entomologia.
Le vetrine sono corredate da oltre 3000 esemplari preparati a secco e da illustrazioni, insieme a modelli ingranditi in resina o cera di alcune specie di piccole dimensioni, che consentono di mostrarne i dettagli.
Una serie di vetrine è dedicata in particolare all’anatomia, alla morfologia, allo sviluppo, alla riproduzione e ai modi di vita degli insetti, illustrandone anche i rapporti con l’uomo.
La parte sistematica mostra i principali ordini e le principali famiglie di insetti, esponendo numerose specie significative o spettacolari. La parte ecologica è arricchita da diversi piccoli diorami che contengono numerosi esemplari inseriti nel loro ambiente.
Altre vetrine illustrano alcuni aspetti particolari dell’entomologia come gli insetti sociali, gli insetti delle case e delle derrate, oltre alle tecniche di raccolta e conservazione degli insetti.

**Da non perdere: la Thysania agrippina, falena con la maggiore apertura alare che può raggiungere i 31 cm; gli scarabei golia (genere Goliathus) tra i coleotteri più pesanti esistenti; la farfalla Trogonoptera brookiana, dedicata al raja bianco Brooke, citato anche in Sandokan; la ricostruzione di un nido dei coleotteri necrofori (genere Nicrophorus), che nutrono le loro larve come fanno gli uccelli adulti coi loro piccoli.

Il Museo di Storia di Naturale di Milano presenta un nuovo allestimento permanente, aperto il 19 dicembre,  dedicato alla storia dell’evoluzione umana.

sala evoluzione umanoa museo di storia naturale di Milano

Frutto di lungo lavoro scientifico dei Conservatori del Museo, il percorso apre e mantiene il dialogo con le molte discipline scientifiche che nel corso della storia, e soprattutto oggi, scoprono, interpretano e riconoscono gli elementi narrativi dell’evoluzione umana: reperti zoologici dei Primati attuali, resti fossili, evidenza genetica, manufatti della cultura materiale e manifestazioni del pensiero. Parallela alla storia narrata corre dunque quella della scienza, i cui protagonisti sono i ricercatori e gli studiosi che hanno scritto e ancora stanno scrivendo questo affascinante racconto.

Combinando diverse tipologie espositive, la nuova Sala restituisce in modo immediato la ripartizione curatoriale in quattro macro-aree dedicate alla nostra storia evolutiva:
– Chi siamo? la posizione dell’uomo nella natura e all’interno dell’ordine dei Primati
– Un cespuglio africano: tra 6 e 2 milioni di anni fa in Africa si sono originate e hanno convissuto numerose specie di ominidi bipedi, tra cui le più antiche del genere Homo
– Fuori dall’Africa: nel corso degli ultimi 2 milioni di anni circa, rappresentanti del genere Homo hanno a più riprese ampliato il proprio areale diffondendosi al di fuori dell’Africa
– Homo sapiens: la comparsa dei più antichi appartenenti alla nostra specie

Al centro di ciascun’area campeggia una torre scenica, pensata come ambientazione di una narrazione tra il fisico e il digitale.
Tre ambienti video all’interno del percorso stimolano inoltre la percezione del visitatore coinvolgendolo emotivamente in una dimensione spazio-temporale.
Le “linee del tempo”, grafiche e video, avvolgono il percorso come elemento di orientamento nell’esposizione del racconto.
I criteri flessibili dell’allestimento e gli spazi interpretativi tra loro coerenti restituiscono la complessità delle dinamiche evolutive della nostra storia e il forte legame con il ruolo delle scoperte scientifiche, protagoniste di questo processo.

Animali vertebrati
Le esposizioni al primo piano del Museo, dedicate alla zoologia dei vertebrati, si sviluppano in dodici sale e ottantatre spettacolari diorami che illustrano i principali ambienti naturali del mondo: un’esposizione unica in Italia, per ampiezza e rappresentatività.
Tre sale (21, 22, 23) sono dedicate a illustrare la notevole diversificazione ecologica italiana, il Paese europeo a maggiore biodiversità, con una speciale attenzione al tema della protezione della natura. Ai diorami si aggiungono numerose vetrine che illustrano alcuni aspetti peculiari degli ecosistemi trattati.
Le sale 13, 15 e 17 illustrano la biodiversità e la classificazione di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi con una rassegna di esemplari tra i più rappresentativi dei principali gruppi. La sala 13 ospita il primo grande diorama realizzato al Museo nel 1965 e dedicato all’anaconda.

La Sala 12 è dedicata agli ambienti tropicali marini e insulari, con quattro diorami e due grandi vetrine ai lati.

I primi due diorami sono dedicati alla foresta di mangrovie del Borneo e all’isola di Aldabra nell’Oceano Indiano, due ambienti insulari di straordinaria importanza per la loro biodiversità.
Al centro della sala è esposto uno scheletro di capodoglio lungo 12 metri, spiaggiato sulle coste della Toscana e recuperato dal Museo nell’ambito dell’attività di ricerca scientifica condotta da molti anni sui cetacei dei mari italiani. Lo scheletro è montato nella posizione che l’animale assume quando si immerge. Un modello in scala 1:10 consente di osservare l’aspetto esteriore del capodoglio e confrontarlo con la struttura scheletrica.

I due successivi diorami mostrano il dugongo nella prateria sottomarina delle Dahlak, arcipelago corallino nel Mar Rosso, e la ricostruzione di un tratto di barriera corallina nell’arcipelago delle Maldive, uno degli ambienti più ricchi di forme di vita animale sul nostro Pianeta. Il dugongo è un mammifero marino imparentato con il lamantino americano e, curiosamente, con gli elefanti e le procavie. Le vetrine laterali ospitano una mostra fotografica dedicata alla fauna e agli ambienti dei mari tropicali.

Da non perdere: le testuggini giganti di Aldabra, la scimmia nasica, il dugongo con il suo piccolo e il variopinto ambiente della barriera corallina.

La Sala 14 è dedicata alle foreste tropicali nei diversi continenti. Questi ecosistemi hanno un inestimabile valore, non solo dal punto di vista scientifico e naturalistico per ricchezza di specie, ma anche per il loro ruolo nel mantenere il delicato equilibrio ambientale del nostro Pianeta. Purtroppo questi sono ambienti minacciati dagli incendi incontrollati, dalla deforestazione per ricavare legname da costruzione e spazio per coltivazioni e allevamenti intensivi, dall’estrazione selvaggia di risorse minerarie, dalla costruzione di gigantesche dighe che alterano il corso dei fiumi e dal bracconaggio di specie animali minacciate, ma ancora richieste sul mercato illegale.

I primi due grandi diorami riproducono due ambienti dell’India: una zona fluviale con aree paludose bordate da canneti, dove sono presenti l’elefante asiatico e il rinoceronte indiano, e una radura in una foresta di alberi di teak, in una zona a clima monsonico, con la tigre, il cervo pomellato e il pavone.

I sei grandi diorami centrali sono dedicati alle foreste pluviali insulari di Sumatra, Borneo, Nuova Guinea e Africa centrale. Idealmente, i tre diorami di ciascun lato della sala percorrono da ovest a est una fascia latitudinale tropicale (dall’Indonesia alla Nuova Guinea e dall’Africa occidentale al Congo). I principali protagonisti sono il banteng, un grosso bovino asiatico nell’isola di Giava, l’orango del Borneo e il casuario settentrionale, un grande uccello non volatore della Nuova Guinea. In Africa centrale sono ambientati, in tre differenti tipi di foresta, il bufalo nano nella Repubblica Centrafricana, il gorilla di pianura nel Gabon e l’okapi, un parente delle giraffe, nel Congo.

Nella parte finale della sala, tre diorami rappresentano altri tipici ambienti tropicali: una lussureggiante foresta montana del Costa Rica con un giaguaro in agguato, una foresta montana africana di bambù con una rarissima antilope, il bongo di montagna, e la varzea, la foresta pluviale di pianura inondata dalle piene stagionali del Rio delle Amazzoni con la grande e insolita varietà di specie che la popolano, tra le quali anche l’inia, un raro delfino di fiume.

Le vetrine ospitano mammiferi e uccelli tipici degli ambienti a cui è dedicata la sala, suddivisi per regioni geografiche di appartenenza.

La Sala 16 ospita una selezione dei principali ambienti di foresta temperata, di foresta di conifere (taiga) e delle montagne di tutto il mondo.

L’Europa è rappresentata dal bisonte in uno degli ultimi lembi della foresta primigenia europea, che un tempo copriva quasi ininterrottamente l’Europa centrale.

L’America settentrionale vede l’orso baribal nella valle dello Yellowstone, il grizzly a pesca di salmoni sulle rive di un fiume dell’Alaska, la capra delle nevi sulle Montagne Rocciose e l’alce presso una diga di castori nella regione dello Scudo Canadese. L’America meridionale è proposta attraverso il guanaco, progenitore selvatico del lama, sulle maestose Ande della Patagonia.

In Asia troviamo lo yak nell’Altopiano Tibetano e la tigre nella foresta di latifoglie innevata della Siberia sudorientale.

la tigre nella foresta di latifoglie innevata della Siberia sudorientale.

L’Africa nordorientale è rappresentata dal gelada sull’Altopiano Etiopico-Eritreo, centro di importanza mondiale per la biodiversità con i suoi endemismi animali e vegetali. Alcune vetrine illustrano altri rappresentanti della fauna di questi ambienti.

Da non perdere: il grande esemplare maschio di alce canadese e la scena dinamica di caccia della tigre siberiana in ambiente innevato, l’oca aliazzurre, il camoscio dei Pirenei, l’argali, il condor delle Ande, lo strigope o kakapo.
La Sala 18 illustra alcuni ambienti tipici delle estreme latitudini e i mammiferi marini.

Il bue muschiato e il caribù sono i protagonisti del primo diorama, dedicato alla tundra canadese. Si prosegue con il narvalo e il tricheco, abitanti del mare artico, l’orso polare della Groenlandia e i numerosi uccelli che popolano le falesie delle isole norvegesi Lofoten. Il quinto e ultimo diorama mostra invece l’elefante marino e i pinguini che popolano l’arcipelago subantartico delle Kerguelen.

Le vetrine propongono approfondimenti sugli ambienti illustrati dai diorami e un’esposizione sui cetacei, i pinnipedi e i sirenii. In una vetrina si possono osservare gli scheletri delle principali specie di cetacei del Mar Mediterraneo, selezionati tra i numerosi esemplari raccolti nel corso delle attività di ricerca svolte dal Museo.

Da non perdere: al soffitto della sala è appeso lo scheletro di una balenottera comune lungo 19,30 m e risalente al XIX secolo, il reperto di maggiori dimensioni tra quelli conservati nel Museo.

Le Sale 19 e 20 sono dedicate agli ambienti aridi e subaridi, tropicali e subtropicali.

La sala 19 ospita un grande diorama ambientato in Tanzania, protagonisti l’elefante africano, il rinoceronte bianco settentrionale e altre specie tipiche di questo habitat.
La sala 20 illustra gli ambienti della savana, seguiti da quelli della prateria e dai deserti più importanti del mondo. I quattordici diorami – ambientati in Africa, Asia, Australia e America – sono accompagnati da vetrine che descrivono la biologia di questi ecosistemi e la relativa fauna.
Da non perdere: i leoni che predano il bufalo cafro nel Serengeti e l’ippopotamo in un canneto nel parco nazionale Queen Elizabeth in Uganda.

Le Sale 21, 22 e 23 sono dedicate alle aree protette italiane e illustrano la fauna del nostro Paese, ma anche i principali temi dell’ecologia e della conservazione della natura.

I tre diorami presenti nella sala 21, realizzati nei primi anni Settanta del secolo scorso, testimoniano l’evoluzione delle tecniche espositive all’interno del Museo e mostrano i primi tre parchi nazionali nati in Italia: il Parco d’Abruzzo con l’orso bruno, il Parco dello Stelvio con il cervo e il Parco del Gran Paradiso con lo stambecco.

La sala 22 ospita otto diorami ambientati in Trentino-Alto Adige/Südtirol, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Sardegna e Abruzzo. Una serie di vetrine fornisce informazioni sulla fauna e la flora degli ambienti naturali italiani, attraverso le varie fasce di vegetazione, dalle vette alpine e appenniniche fino alle pianure e agli ambienti mediterranei. Una vetrina illustra la successione dei pesci dalla sorgente alla foce di un fiume italiano in relazione alle caratteristiche ecologiche.

La sala 23 ospita ben ventisette diorami sulle aree protette italiane. Rispetto alle sale precedenti, qui viene dato maggiore spazio ad uccelli, rettili e anfibi con un’attenzione particolare ai dettagli.

Nei diorami appaiono molte delle specie più preziose della fauna italiana come la lontra, la lince, il gatto selvatico, il gallo cedrone e la lucertola ocellata.

Conclusione

Il Museo di Storia Naturale è un vero e proprio istituto scientifico, le cui attività vanno ben oltre le esposizioni visitabili dal grande pubblico. Le collezioni naturalistiche conservate nei depositi vengono correntemente utilizzate per scopi di ricerca scientifica, non solo dal personale interno al museo ma da specialisti provenienti da altri istituti nel resto del mondo. Le raccolte del museo sono una vera e propria miniera di dati e informazioni alla base di ricerche di vario genere. L’evoluzione delle conoscenze e delle tecniche di studio permette di ricavare informazioni sempre nuove da reperti conservati anche da molto tempo. All’interno del museo si trovano anche laboratori nei quali tecnici specializzati si occupano della preparazione e della gestione dei reperti, la cui conservazione richiede un assiduo lavoro di cura.

Il Museo di Storia Naturale di Milano è molto più di una semplice istituzione: è un portale verso mondi lontani e vicini, un santuario della conoscenza e dell’ammirazione per la bellezza e la complessità della natura. Che tu sia un appassionato di scienza o semplicemente in cerca di avventure, questo museo è pronto a stupirti e ispirarti ad ogni passo del tuo viaggio.